La democrazia diretta, come suggerisce il termine, è una forma di governo nella quale la sovranità viene esercitata direttamente dal popolo.
Una democrazia indiretta usa invece il sistema della rappresentanza, come la nostra Costituzione, che è molto esplicita nel definire che sì la sovranità appartiene al popolo, ma questi la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Queste forme e questi limiti sono ricavati dal fatto che il potere è custodito all’interno della forma di stato repubblicano, che prevede differenti organi.
La differenza principale tra democrazia diretta e democrazia indiretta è quindi nell’adozione, da parte della seconda, del sistema di rappresentanza.
I vantaggi della democrazia diretta
La democrazia diretta in Italia è prevista dal nostro ordinamento attraverso l’istituto del referendum, con il quale il corpo elettorale può esprimersi su particolari quesiti, il più importante dei quali è il referendum abrogativo (sulla cancellazione di specifiche previsioni di legge).
La legge di iniziativa popolare è invece un modo per fare entrare il popolo nel processo di iniziativa legislativa, che normalmente appartiene al Parlamento (attraverso i suoi organi) e al Governo tramite la presentazione di disegni di legge.
Il Parlamento è l’organo sovrano in materia di leggi, in quanto rappresenta la volontà popolare. Egli può delegare al governo per specifici temi l’iniziativa legislativa, attraverso l’istituto della “legge delega” che deve vertere su uno specifico argomento e con finalità ben definite (ad esempio nell’adozione di un Testo Unico, cioè un corpus normativo che raccoglie le diverse leggi promulgate negli anni su una materia, al fine di consentire una migliore organizzazione, eliminando incongruenze e anacronismi).
Il governo esercita questo potere attraverso lo strumento del decreto legislativo, ma nota bene come la fonte originaria della delega venga dal Parlamento e quindi dal popolo.
La legge di iniziativa popolare invece è proprio la possibilità per i firmatari di un progetto di presentare al Parlamento un testo affinché sia messo in discussione.
Questo aspetto ha una sua rilevanza perché la legge può trattare un tema sentito, può essere fonte di pressione popolare o mirante a ottenere un risultato di pubblicità e quindi “motivare” e “spingere” le forze politiche a legiferare in materia.
Ma è uno strumento che non porta alla promulgazione automatica della legge.
La democrazia diretta pura, in termini di iniziativa popolare, esiste in Svizzera dove essa può riguardare delle norme già approvate di rango costituzionale e portarle davanti all’elettorato, per una votazione che di fatto non tiene conto dell’indicazione eventuale del Parlamento.
In Svizzera esiste anche lo strumento del referendum che riguarda le leggi ordinarie.
Se esercitata in modo estremo, la democrazia diretta dovrebbe evitare il ricorso al sistema della rappresentanza.
- La democrazia diretta consente in teoria di controllare sia il percorso della legge, sia di dare a tutti i votanti il potere di legiferare senza intermediazioni.
- Oltre a dare voce a chiunque, senza distinzione alcuna, assumendo il principio di maggioranza, si evitano tattiche e giochi politici.
- Non ci sono intermediazioni e come sistema può costare di meno, soprattutto facendo il ricorso alle nuove tecnologie.
- Usando le nuove tecnologie è più facile sia informarsi sui temi in discussione, sia partecipare alle votazioni.
Il rapporto antitetico esistente tra rappresentanza e democrazia diretta era già presente nell’antica Roma.
Il tribunato della plebe era una magistratura che poteva legiferare in modo diretto tramite lo strumento dello ius agendi cum plebe. Il tribuno portava la discussione in seno ai concili della plebe, che si esprimevano con un voto vincolante per tutti.
Di contro, il Senato si considerava come istituzione rappresentativa del popolo (diverso da plebe) e quindi detentrice del potere più alto.
Il sistema della rappresentanza si è poi diffuso nei popoli germanici fino ad arrivare al collegio dei principi elettori, in uso fino alla fine del Sacro Romano Impero (età napoleonica).
La rappresentanza nella democrazia
Da un punto di vista della legittimità del potere non ci sono differenze tra sistema diretto e sistema rappresentativo.
Una democrazia parlamentare (che è quella tipicamente rappresentativa) usa il mezzo della rappresentanza per far sì che il popolo eserciti i propri poteri attraverso i suoi delegati.
Il Parlamento è il luogo nel quale il popolo esercita il proprio potere, l’istituzione che detiene il potere legislativo e che conferisce la fiducia all’esecutivo.
Nella costituzione repubblicana è prevista l’assenza del vincolo di mandato. Ovvero, il rappresentante del popolo eletto in seno a uno dei due rami del Parlamento (Camera e Senato) è libero di esercitare la propria volontà politica senza condizionamenti. Si tratta dunque di una delega in bianco. Ma ovviamente ciascuno risponde della propria coscienza.
Il motivo per cui la Costituzione preveda l’assenza del vincolo di mandato è chiaro: non costringere il deputato a votare secondo schemi precostituiti da chicchessia, proprio perché essendo investito di un potere di rappresentanza espressivo della volontà popolare, egli deve essere libero nella decisione.
In pratica, ciò che sembra una contraddizione in realtà ha delle precise connotazioni sostanziali di garanzia: il mandato popolare è così ampio, che egli lo detiene in toto e non può considerarlo vincolato alla decisione di un capogruppo o di un organo di partito.
Ma ovviamente ci si è chiesti se un parlamentare che, ad esempio, cambia casacca o voti contro le indicazioni del partito in cui è stato eletto non contraddica la volontà popolare.
Anche qui è chiaro l’intento di proteggere il “pieno mandato” ricevuto dagli elettori.
La garanzia principale di un sistema democratico, infatti, è nella democrazia stessa: quel parlamentare risponderà agli elettori delle sue azioni, e potrà farlo al momento del voto.
Se la sua base elettorale è scontenta del fatto che abbia cambiato casacca o che non abbia agito in linea con le sue promesse o con le aspettative suscitate al momento dell’elezione, può sempre revocargli il mandato negandogli il voto.
Inoltre i partiti o i gruppi parlamentari possono prendere dei provvedimenti ad hoc, come l’espulsione dal partito, che investono il parlamentare di una responsabilità politica.
I vantaggi del sistema parlamentare rappresentativo
La democrazia indiretta avviene per il tramite dei rappresentanti.
La parte più importante, ancora una volta, è la parola “democrazia”, cioè potere del popolo. Ad essere democratico è il sistema di elezione dei rappresentanti o di gestione del potere.
I vantaggi del sistema rappresentativo parlamentare sono:
- Possibilità di applicare la democrazia su compagini nazionali molto popolate. Ad esempio, le più importanti democrazie parlamentari europee hanno tutte almeno 40 milioni di abitanti. Governare con la democrazia diretta 40 milioni di persone, senza rappresentanti, probabilmente ingolferebbe il sistema decisionale.
- I cittadini possono cambiare i rappresentanti e quindi scegliere, di volta in volta, quello che li rappresenta meglio, anche se appartiene a un altro partito.
- È un sistema nel quale si identifica subito un principio di responsabilità. Le forze politiche si identificano nei gruppi parlamentari che esprimono e nella loro attività politica. Questa può essere giudicata in modo semplice dai cittadini. Di norma, quando tutti sono responsabili nessuno lo è veramente.
- Possibilità di avere un riferimento immediato sul territorio. Il parlamentare rappresenta anche il bacino elettorale che lo vota. Nel senso che egli può farsi portavoce delle istanze del territorio e attribuire loro un’attenzione di rilievo nazionale, anche se la costituzione parla specificamente di rappresentanti della nazione (art. 67).
- I rappresentanti possono fare da filtro tra Esecutivo e base popolare, esercitando al meglio le loro funzioni di controllo con maggiore libertà, senza temere per la loro incolumità personale. Inoltre godono di alcune garanzie costituzionali uniche (art. 68 Cost.) che consentono loro di esercitare al meglio il mandato, senza vincoli o pressioni esterne.
- I rappresentanti possono facilmente collaborare tra di loro per decidere meglio, presentare proposte ragionevoli nell’interesse di più persone.
- I rappresentanti hanno una vasta influenza nel processo decisionale. In qualità di parlamentari essi fanno parte delle commissioni deliberanti, che decidono sulle leggi.
In conclusione, non c’è molta differenza tra democrazia diretta e democrazia parlamentare.
In contesti molto piccoli, come una città, le forme di democrazia diretta sono più facilmente applicabili, ma la pratica suggerisce che è meglio adottare la rappresentanza (es.: il consiglio comunale).
Quello che conta è sempre il meccanismo democratico e il sistema di check and balances, cioè del bilanciamento dei poteri, fondamentale per assicurarci che – diretta o indiretta – la democrazia venga salvaguardata.
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