Riassunto Anni di Piombo

Per Anni di piombo in Italia si intende il periodo che va dal 1969 al 1980, anche se queste due date possono essere cambiate a seconda dei casi, caratterizzato dalla forte violenza politiche proveniente dai due estremi dell’arco politico. Oggi siamo abituati a un certo tipo di conflittualità politica, che però negli anni Settanta ha raggiunto il suo culmine con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, presidente della DC e già capo di governo influente e autorevole.

Gli anni di piombo si fanno cominciare con quella che viene definita la Strategia della Tensione portata avanti da forze dell’estrema destra, neofasciste come Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, Ordine Nero intrecciata a velleità golpiste, sulla scia di quanto era avvenuto in Grecia.

L’inizio di questo periodo coincide storicamente con l’esplosione della bomba di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969. L’ordigno scoppiò all’interno del salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura provocando 16 morti e 88 feriti. Le inchieste e le vicende giudiziarie che seguirono questo tragico evento, non trovarono mai il colpevole e i mandanti. Ma appare chiaro che questa bomba era il tentativo di innescare la violenza, gettare il paese nel caos per imporre al paese una svolta autoritaria.

All’opposto del terrorismo nero, spesso affiancato da elementi deviati dei Servizi Segreti, si sviluppò il terrorismo rosso, di matrice comunista, che attaccava bersagli scelti come dirigenti d’azienda, poliziotti, giornalisti, magistrati. L’obiettivo finale di queste due compagini eversive era la lacerazione del tessuto democratico. Ricordiamo che allora la Repubblica era molto giovane e debole e la democrazia era tutt’altro che consolidata. Gli obiettivi non furono raggiunti, perché sia i terroristi neri, sia quelli rossi non riuscirono ad accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica e il passaggio al colpo di stato o alla lotta armata non fu mai un fenomeno di massa. Le formazioni più note della sinistra erano i Nuclei Armati Proletari, Prima Linea e ovviamente le Brigate Rosse.

Gli anni di piombo misero i partiti tradizionali nella difensiva, di fatto fermando l’ascesa delle sinistre, che dovevano arrivare al potere solo attraverso la formula del compromesso storico.

Il clima di violenza era molto generalizzato e lo stato rispose aumentando le forze di polizia, creando dei nuclei speciali. Dal momento che questi gruppi eversivi, tra i quali le Brigate Rosse, facevano proselitismo nelle fabbriche e soprattutto nelle università, aumentarono anche le proteste e le contestazioni giovanili, in risposta all’aumento di autoritarismo dello Stato, reso necessario dalla violenza.

L’apice della spirale fu raggiunto, come detto, dal rapimento di Aldo Moro, con la successiva esecuzione da parte del nucleo romano delle Brigate Rosse. Moro era l’esponente più illustre del “compromesso storico”, cioè quell’intesa politica tra i due grandi partiti di massa guidati appunto da esponenti come Enrico Berlinguer (segretario del PCI) e Aldo Moro, un fine professore universitario, considerato un uomo del pensiero, della tattica.

Un aspetto interessante degli anni di Piombo è dato dalla vivacità dei movimenti. Aumentò il desiderio di partecipazione dei giovani, dovuto al fatto che la società si stava sempre più aprendo, creando delle opportunità di espressione che prima non c’erano. I giovani avevano voglia di rovesciare il sistema, ispirati da quanto stava succedendo nei paesi dove avveniva il processo di decolonizzazione. I partiti di sinistra come il PCI erano messi sotto pressione da questi cambiamenti e lo stesso accadeva per i grandi sindacati. Si creavano nuovi gruppi come Potere Operaio o Lotta Continua, in formazione extraparlamentari molto influenti sulle formazioni giovanili di sinistra.

Contemporaneamente si sviluppa il movimento di emancipazione femminista, attraverso i grandi referendum sul divorzio e l’aborto, la legge sul diritto di famiglia. Nasce la coscienza ambientalista in fabbrica entra le democrazia attraverso lo Statuto dei lavoratori (1970).

Paradossalmente il rapimento di Aldo Moro rappresenta l’apice, ma anche il momento di svolta. Lo stato impegna tutte le sue risorse per smantellare il terrorismo e grazie a una legislazione speciale sul pentitismo, vengono adottati nuovi strumenti di contrasto che in pochi anni riescono a smantellare le principali organizzazione terroristiche. Queste comunque continuarono a colpire isolatamente, senza la forza rivoluzionaria e l’organizzazione mostrata nei fatti più efferati. Nel 1981 si contarono quasi 800 attentati, quasi sempre tra le forze di polizia.

Le Tappe fondamentali dello stragismo nero:
Strage di Piazza Fontana  Milano, 17 morti, 88 feriti nel 1969
Strage di Peteano a Gorizia (1972)
Strage di Piazza della Loggia  a Brescia (1974)
Strage dell’Italicus, espresso Roma-Brennero nel 1974
Strage della Stazione di Bologna, una carneficina con 85 morti e 200 feriti

Vittime delle Brigate Rosse più note
Francesco Coco con la sua scorta, magistrato, nel 1976
Carlo Casalegno, giornalista (1977)
Riccardo Palma, magistrato
Aldo Moro, politico, con tutta la sua scorta di poliziotti
Guido Rossa, sindacalista e operaio
Vittorio Bachelet, professore e giurista
Girolamo Minervini, magistrato
Walter Tobagi, giornalista (1980)
Roberto Peci, fratello del pentito Patrizio Peci

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