L’annoso dibattito sulle case chiuse in Italia non è mai stato affrontato seriamente dall’unico punto di vista che conta: quello del fisco e della salute. Come sempre in Italia la prudenza e il finto moralismo nascondono una grossa ipocrisia di fondo: sono tantissimi gli italiani che praticano del sesso a pagamento e non può sorprendere che il fenomeno sia circoscritto al solo genere maschile.
Come sappiamo in Italia la prostituzione non è reato, nel senso che non è reato esercitarla (dato che è un fenomeno sociale e culturale davvero vecchio come l’uomo), ma è reato ricavarne un ritorno economico dallo sfruttamento. Pertanto la legge colpisce chi in qualche modo organizza il fenomeno, ne trae un ricavato e lo gestisce attraverso lo sfruttamento delle ragazze.
Da questa breve panoramica si capisce quali erano gli intenti della Legge Merlin, considerata “bacchettona” al tempo e quali sono i contro che oggi gli avversari della legalizzazione portano avanti:
- evitare lo sfruttamento delle donne, spesso soggetti molto deboli che entrano in un giro di malaffare, criminale improntato allo schiavismo e alla tratta di esseri umani (o comunque con fenomeni molto simili).
- Non è assolutamente scontato che ripulendo le strade si tengano lontano potenti organizzazioni che possono sfruttare ancora l’ambiguità della legge, per imporre le ragazze nei marciapiedi
- È vero che le si toglie dalle strade, ma ci saranno comunque dei “quartieri a luci rosse” come già succede in nazioni dove sono presenti le case chiuse. Queste pur entrando in una logica di mercato, molto probabilmente finiranno per accentrarsi in una zona specifica, esattamente come avviene per altre tipologie di commercio.
- Le stesse case potrebbero essere una buona occasione per la malavita organizzata di riciclare i denari proventi da altri illeciti, come la droga, per ripulire l’attività e comunque gestire un settore nel quale hanno un tradizionale potere di coercizione
- C’è poi comunque una questione morale: il proprio corpo è disponibile? Ma fino a che punto?
I sostenitori del pro ovviamente sono quasi tutti libertari e quindi non si preoccupano delle distorsioni provocate dal mercato.
- Se questo è ben regolato, le case chiuse saranno un’attività come le altre, che gestisce un settore secondo le tradizionali leggi della domanda e dell’offerta.
- Nessuna attività garantisce dal riciclaggio della mafia, anche quella più insospettabile
- Il decoro delle strade è importante per riqualificare intere aree urbane, anche se mettere le prostitute in case chiuse potrebbe equivalere a nascondere la polvere sotto il tappeto, è sicuro che togliendole dalle strade cambia anche l’opinione su una particolare zona residenziale.
- legalizzare le case chiuse significa poter introdurre stringenti normative sull’igiene e la salute delle ragazze, una misura di tutela nei loro confronti
- In ogni caso la prostituzione è spesso un fenomeno organizzato. Tanto vale sottrarre questa organizzazione alla malavita e regolarla secondo i principi dell’impresa stabiliti dal codice civile.
- Il fisco potrebbe guadagnarci sopra e comunque usare la leva fiscale per disincentivarle periodicamente e controllare il fenomeno.
E voi cosa ne pensate?
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