Perché la giustizia in Italia è lenta

Parlare della giustizia in Italia significa parlare di un paradosso. Spetta infatti al nostro paese il primato della giustizia più lenta d’Europa. Un record di cui potremmo fare effettivamente a meno, considerato che l’Italia – insieme alla Germania – è la patria del diritto.

Grazie alla tradizione romana che ha imposto il diritto comune in Europa e nel resto del mondo, le nostre università, segnatamente quella di Bologna e Padova, agli inizi, hanno dato la stura al diritto contemporaneo e moderno che utilizziamo ancora oggi, nella sua impalcatura principale.

E per non dire del Beccaria, il nonno di Alessandro Manzoni, celebre giurista e filosofo autore dell’opera fondamentale “Dei Delitti e delle Pene”, una pietra miliare nel campo del garantismo.

Le cause della lentezza della giustizia in Italia

Seconda il magistrato Nicola Gratteri, una delle personalità più autorevoli nel campo, non solo per la sua azione sul campo, ma anche per la costante opera di sensibilizzazione sul tema, la nostra giustizia è lenta, ingolfata, pesante.

Gratteri, quasi scoraggiato, è arrivato ad affermare che in Italia il sistema giustizia di fatto non esiste da tempo, arenatosi di fronte alla farraginosità delle procedure e dalla cattiva amministrazione (o sarebbe meglio dire “scarsezza”) messe a disposizione dell’amministrazione della giustizia.

Gratteri lavora soprattutto nel campo della giustizia penale, ma il campo del diritto civile conosce uguali disastri, accentuati dal fatto che le cause civili pendono per tantissimi cittadini, rispetto al più ristretto campo del diritto processuale penale.

I processi sono lunghi – questa è una tautologia. Ma il principale motivo per cui la giustizia in Italia è lenta è che il processo in Italia è molto particolare.

Da un lato bisogna giustamente garantire il diritto alla difesa degli imputati, secondo le regole del giusto processo, dall’altro ci sono norme che “naturalmente” rallentano il dibattimento. Le difese facendosi furbe sfruttano tutte le possibile scorciatoie procedurali per aiutare il proprio cliente, come dopotutto permette la legge.

Ad esempio, in Italia il giudice è immutabile. Quando il dibattimento si apre davanti a un giudice, alla prima udienza, lo stesso giudice dev’essere colui che emette la sentenza. Questa regola è una forma di garanzia a tutela delle parti che hanno di fronte un giudice che conosce l’intero processo.

Ma ovviamente se il giudice si ammala ci saranno dei rinvii. Inoltre lo stesso giudice può essere facilmente oberato di lavoro e dover calendarizzare le udienze anche in base ai suoi impegni, pur rimanendo nei termini di legge.

A causa della calendarizzazione degli impegni del giudice, questi è portato a sfoltire la giornata di lavoro per assicurare una presenza efficiente in ogni causa. Se quindi, in un processo a carico di più persone, una di queste non si presenta, il giudice rinvia a data in cui sarà presente l’imputato o il difensore di questi, sempre che non si verifichino altre assenze.

Gli errori nelle citazioni generano altri ritardi: se per il giorno fissato per l’udienza si scopre una mancata citazione, il giudice dovrà per forza rinviare l’udienza. Se nell’udienza seguente i testimoni che non erano stati regolarmente citati poi non si presentano, il giudice dovrà per forza rinviare. La notifica delle citazioni e delle udienze in generale può essere migliorata.

Il processo telematico non ha risolto i nodi – nato come sistema di comunicazione interna tra le parti, grazie all’ausilio della rete internet, che consenta lo scambio degli atti in tempo reale, con la creazione di archivi informatici. Tuttavia gli avvocati raccontano che ancora oggi, nonostante il passaggio all’informatico, si chiede ancora una copia di cortesia cartacea. Il sistema centrale non è per nulla intuitivo e veloce e spesso si lamentano errori e ritardi.

La giustizia costa molto e ci sono scarse risorse – le risorse scarse impegnano direttamente quelli esistenti a fare turni di lavoro più impegnativi e doversi arrangiare con le udienze. Gli uffici giudiziari sono sommersi di lavoro, aumentano gli errori, si allungano i tempi, non si riesce a concentrare il lavoro sulle udienze più importanti, perché comunque gli italiani amano andare davanti alla legge.

Per evitare questo sovraccarico di lavoro sono state introdotte figure come quelle del mediatore, che comunque non hanno risolto il problema. Anche il ricorso alla giustizia costa, non solo per le spese do avvocatura, ma anche per quelle di apertura della causa.

Per correggere questi meccanismi quasi cervellotici occorre anzitutto concentrarsi sui problemi storici della giustizia. Invece il dibattito politico si è svolto tutto intorno al tema del rapporto giustizia-politica, senza mai tutelare i cittadini. Serve molto più personale nelle cancellerie e l’organico dei giudici deve essere aumentato.

Va nettamente migliorato il collegamento tra tutte le parti che intervengono in un processo, da quelle giudiziarie a quelle amministrative. Spesso i ritardi sono generati dalla mancanza di comunicazione tra i vari elementi che prendono parte a ogni singolo processo.

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