La seconda metà del secolo scorso è stata definita anche l’era dell’informazione; non c”è dubbio che anche questo primo ventennio di secolo presenta le stesse caratteristiche.
Anzi, essendo internet con i social media e i motori di ricerca, estremamente pervasivo e presente – tanto per i temi e le notizie che vi confluiscono, quanto per il fatto di essere esso stesso oggetto di discussione, essere informati oggi è più importante che mai.
Ma informati su cosa esattamente? Sicuramente sulla politica, ma a patto di saper distinguere le fonti credibili da quelle non credibili.
Spazziamo via subito un dubbio: non è la differenza tra organo di stampa e media registrato e normale blog o sito informativo, che mira esclusivamente a raccattare click e condivisioni, a fare la differenza. È chiaro che un blog cospirazionista non è il Washington Post, ma la vera differenza la fa la verificabilità della notizia.
La politica richiede comunque un grado di informazione supplementare. E qui vorremmo essere chiari: non è sostituendo i fatti con i complotti che arrivi alla verità, perché semplicemente, a meno che la verità non sia fattuale, ci troviamo di fronte a un’opinione e come tale essa andrebbe trattata.
A livello di informazione politica poi bisogna saper distinguere tra messaggio propagandistico, volutamente esagerato e bugia bella e buona, cioè una notizia che non si basa sul alcun evidenza empirica.
La politica riflette lo spirito dei tempi, non è vero che i politici sono tutti ladri o tutti incapaci. In un sistema rappresentativo i politici sono la quintessenza “politica” (con tutte le conseguenze che derivano dall’accettare il fatto che l’uomo è un animale politico, cioè un essere sociale che coopera, ma fa anche la guerra) del popolo che li ha eletti.
Un elettore che per venti anni ha votato uno schieramento politico che ha trascinato il paese in una crisi economica, non può cambiare opinione in ragione dell’antipolitica, perché è stato il suo voto costante e poco attento a contribuire a determinare quello stato di cose.
In democrazia siamo tutti responsabili del voto che esprimiamo e degli effetti che esso determina.
È troppo facile scagliarsi con i politici o giocare a fare le verginelle solo perché ora si vota un nuovo partito. Per questo informarsi è importante: proprio per evitare di non doversi svegliare troppo tardi e ammettere di essersi sbagliati.
Ma per votare con intelligenza, ammesso che questa serva, o comunque con cognizione di causa, cosa bisogna fare?
Anzitutto, prima di condividere delle informazioni sui nostri profili social, è opportuno domandarsi: è proprio vero quello che ho letto? Non sembra troppo strano o troppo bello che sia effettivamente così?
Il punto è che esiste un meccanismo psicologico, chiamato bias di conferma, che si lega perfettamente all’azione dello sharing online.
Trovo qualcosa che conferma le mie convinzioni, che potrebbero essere del tutto sbagliate, e lo condivido con un click rapido e veloce, senza aver fatto un filtro, cioè senza essermi chiesto se è veramente così.
Nella maggior parte dei casi condivido perché quello che ho letto conferma una mia convinzione (radicale). E lo faccio non solo per dare supporto alle mie idee, ma anche per far vedere agli altri che quello che penso è giusto. Il fattore della vanità personale è difficile da sconfiggere, così come il meccanismo psicologico della coerenza (che è lo stesso che spinge un elettore a votare sempre un partito o un politico, nonostante questi non siano degni della minima fiducia).
Apparire coerenti è una trappola perché non ci fa esercitare la miglior arte intellettuale di cui dovremmo disporre: il dubbio.
Il dubbio più di ogni altro meccanismo mentale ci ha fatto progredire. La scienza – a differenza del complottismo – si nutre del dubbio. Einstein ebbe dei dubbi sulla descrizione della gravità, al di fuori del nostro sistema solare, proposta da Newton. Eppure Newton è tutt’ora, e giustamente, un gigante del pensiero scientifico.
Invece, nelle condivisioni social spesso assistiamo a persone del tutto prive di una preparazione intellettuale, dare per assodate delle autentiche panzane, semplicemente perché condividono senza contrapporre il filtro del dubbio e perché quello che hanno letto conferma le loro assurde convinzioni.
In sostanza, essere informati è importantissimo. In politica – nelle democrazie rappresentative come la nostra – non ci si può sgravare della responsabilità derivante dal voto. Certo, un rappresentante eletto potrebbe averci ingannato, potrebbe essersi dimostrato molto più stupido di quanto pensavamo (e lo si vede nei giorni nostri) o ancora aver mostrato un volto che non ci rassicura, però – buona fede a parte – bisogna sul serio informarsi, criticare, dubitare. Lasciando da parte quel ditino che ci dice di condividere una cosa, solo perché sembra darci ragione.