Le due figure politiche più eminenti del Risorgimento sono sicuramente Mazzini e Cavour, entrambi perseguivano lo scopo dell’Unità d’Italia, con mezzi e metodi diversi.
Cavour era pragmatico e pensava che si potesse ottenere l’unità solo coinvolgendo le potenze straniere interessate a indebolire l’Austria-Ungheria. Mazzini pensava che servisse un movimento d’azione popolare, insurrezionale, spontaneo, basato sulle proprie forze e di stampo repubblicano.
La situazione dopo il 1848

Dopo il 1848 e la fine della prima guerra di indipendenza solo il Piemonte, tra gli Stati italiani, mantenne la Costituzione. Il fallimento della guerra diede nuovamente fiato al partito dei moderati liberali, anche per la presenza tra le sue fila del nuovo leader Camillo Benso conte di Cavour. Contrario alle idee giacobine e populiste, Cavour guardava ai sistemi politici dell’Occidente, in particolare a quello britannico, ed era sua convinzione che il principale ostacolo all’unità d’Italia stesse nella sua arretratezza economica e culturale e nell’assenza di un forte ceto borghese. Rimuovere questa arretratezza fu il suo programma, quando nel 1852 divenne primo ministro del regno sabaudo.
In campo economico Cavour scelse la strada del liberismo e dell’incremento della spesa pubblica, sostenuta attraverso un aumento delle tasse. Gli interventi si concentrarono in quei settori funzionali allo sviluppo dell’economia piemontese: la canalizzazione del Vercellese; la rete ferroviarie e stradale; il collegamento di Torino con il porto di Genova. Altro obiettivo del primo ministro fu quello di creare uno stato laico, secondo il principio della “libera chiesa in libero Stato”.
Ciò significava limitare le prerogative ecclesiastiche, nonostante la dura opposizione della destra reazionaria e clericale. Cavour in politica estera cercò di avvicinare il Piemonte alle potenze continentali, come la Francia e la Gran Bretagna. L’occasione si presentò con la Guerra di Crimea (1853), combattuta da questi due stati contro la Russia, che mirava a prendere il controllo della Turchia e a distruggere il cadente impero Ottomano, in modo da avere finalmente l’agognato accesso al Mediterraneo, tramite il controllo del Bosforo e del Mar Nero (ambizione presente ancora oggi, come dimostrano i fatti del 2014 nella stessa regione).
La guerra si concluse con una sconfitta per la flotta russa, così Cavour forte del suo corpo di spedizione, poté partecipare alle trattative di pace, tenutesi durante il Congresso di Parigi del 1856, potendo finalmente discutere la “questione italiana”.
Nel frattempo proseguiva l’azione cospirativa dei democratici, che non consideravano definitiva la sconfitta del 1849, seguita i motti mazziniani. Da Londra, dove si era rifugiato in esilio, Mazzini esortava all’unità politica dell’Italia, rilanciando il suo programma insurrezionale.
Nel 1853 fondò il Partito d’Azione, concepito a metà tra un’associazione politica e un’organizzazione di stampo militare, pronta a insorgere per l’ideale dell’unità d’Italia. Questa mossa fece convergere sul Mazzini molte delle aspirazioni, creando un terreno fertile che sarebbe stato sfruttato di lì a poco, con intelligenza, dal Cavour e dalla famiglia regnante piemontese, per attuare il piano di unità su grande scala, contro l’Austria e contro il regno borbonico delle Due Sicilie.
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