L’Unione Europea tanto criticata ha un suo fondamento giuridico che risulta sia dalla stratificazione di accordi precedenti, sia soprattutto dai Trattati di Maastricht del 1992. Essa rappresentaa una pietra miliare del processo di costruzione di una cittadinanza europea basata su elementi condivisi: la libertà di pensiero, la democrazia, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà tra i popoli, il rispetto di tutte le tradizioni e culture, il federalismo e la sussidiarietà. La strada per tradurre i principi in realtà è sempre stata ricca di ostacoli e la si percorre attraverso dei patti attuativi di carattere politico-economico, come ad esempio il Trattato di Lisbona del 2007 che ha istituito la Comunità Europea, che abolisce alcune parti del trattato istituivo dell’Unione e sancisce in modo più netto le competenze dei paesi e il sistema di ripartizione dei compiti all’interno delle istituzioni europee, indicando alcune figure fondamentali e dando maggiori poteri al Parlamento.
I principi che ispiravano l’istituzione europea erano e devono essere validi anche oggi: in particolare sviluppare la crescita economica, aumentare la libertà di circolazione delle persone e delle merci, garantire sussidi e incentivi, creare politiche di crescita e di occupazione, di uguaglianza e di libertà di impresa, di protezione dell’ambiente e della qualità della vita, dei monumenti, dell’arte e dei paesaggi, eliminare sovraprezzi, proteggere la libertà del mercato e la concorrenza, favorire il turismo e la parità dei titoli di studio tra i vari paesi, armonizzare alcune regole procedurali, snellire la burocrazia, infine il grande passo poi realizzato, dotarsi di una moneta unica in grado di far crescere l’Europa nel suo complesso.
L’Unione storicamente non rappresenta un superamento delle tre comunità europee preesistenti agli accordi del 1992. Si tratta di una nuova tappa nel processo di integrazione intrapreso con la CEE e le altre organizzazioni europee. Analoga definizione si trova nell’articolo A del trattato, a conferma del fatto che la comunità è un passaggio definitivo nella creazione di un’Unione dei popoli europei e anche un superamento dell’urgenza di pace, che aveva portato – in particolare modo – Francia e Germania a cercare soluzioni vincolanti che impedissero il sorgere di nuovi conflitti. L’UE, peranto, viene a configurarsi come un nuovo ente internazionale istituito inizialmente da 12 paesi, poi 15 poi i definitivi 28 paesi in seguito alle politiche di allargamento, dotandosi di strumenti propri quali il consiglio europeo, le commissioni e infine le figure istituzionali di recente costituzione come il presidente della commissione (attualmente Jean-Claude Juncker), il presidente del parlamento (Martin Schulz), presidente del consiglio europeo (il polacco Donald Tiusk) e soprattutto l’alto rappresentate per gli Affari esteri (Federica Mogherini).
Attualmente esistono alcuni paesi candidati ad entrare nell’Unione, soprattutto tra le nazioni di nuova costituzione, nate a seguito della disgregazione della Yugoslavia. Paesi come la Macedonia, il Montenegro e la Serbia hanno ufficialmente avanzato la propria candidatura. Il neonato Kosovo ci spera, l’Albania e la Turchia sono in attesa come candidati. L’Europa è in grado di rivaleggiare economicamente con USA e CINA, ma la disparità delle varie economie mette a dura prova la fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni, viste solo come un braccio burocratico inefficiente, costoso e non in grado di interpretare i sentimenti dei popoli. Una figura molto rilevante è quella del presidente della banca centrale europea (l’organo che emette l’euro e decide sui tassi), oggi occupata dall’italiano Mario Draghi.
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