Quando nel 1911 l’Italia riprese l’iniziativa coloniale, sbarcando sull’ultima parte di Africa settentrionale non ancora occupata dalle potenze occidentali, l’impresa aveva avuto un’ampia preparazione militare. Nessuno pensava che quella guerra regionale, sarebbe stata considerata una delle cause particolari dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Viene facile pensare alla rivoluzione libica del 2011 che ha visto la fine del regime di Gheddafi, esattamente un secolo dopo. Un destino comune lega le due sponde del Mediterraneo da allora. L’Italia giolittiana d’altra parte, non era più lo stato debole di quindici anni prima: le pubbliche finanze erano state riassestate e la popolazione andava numericamente crescendo. Anzi proprio questo fatto ancora una volta era preso a preteso per giustificare agli occhi delle classi popolari i sacrifici di un’impresa coloniale, la sola ritenuta capace di evitare il disperdersi nel mondo delle preziose energie assorbite dall’emigrazione verso gli Stati Uniti, l’Australia e il Sud America.
Fra i più risoluti sostenitori di un nuovo intervento in Africa furono i seguaci di un movimento politico che proprio in quegli anni si stava sviluppando in Italia per merito soprattutto di Enrico Corradini: il nazionalismo, sorto in Europa nell’ultimo trentennio del XIX secolo quale deciso avversario di ogni tendenza pacifica e sostenitore della forza militare contro ogni ideale di buona convivenza fra i popoli. Dal canto suo, anche Giolitti, che pure era poco disposto a fare una guerra, finì per mostrarsi favorevole all’impresa soprattutto per ragioni di equilibrio europeo e mediterraneo: si era convinto infatti che ogni ulteriore ingrandimento delle potenze coloniali avrebbe costituito un indebolimento e una diminuzione di prestigio per l’Italia.
Quando nel 1911 la Francia dette inizio alla conquista del Marocco, egli si persuase che se l’Italia voleva essere presente nell’Africa settentrionale era quella l’ultima occasione. Ebbe inizio così la seconda impresa africana dell’Italia. Il 29 settembre 1911, prendendo come pretesto alcuni incidenti verificatisi a Tripoli ai danni di cittadini italiani, l’Italia dichiarava guerra alla Turchia e pochi giorni dopo (a dimostrazione delle chiare intenzioni del governo) un corpo di spedizione, comandato dal generale Carlo Caneva sbarcava a Tripoli e occupava rapidamente tutta la fascia costiera fino a Tobruk, sconfiggendo il nemico nella battaglia di Ain Zara. Più difficile e lenta fu invece la conquista dell’interno non solo per le difficoltà del terreno, ma anche per la resistenza della popolazione, la quale, asserragliata nelle oasi, organizzò un’estenuante azione di guerriglia alla quale da parte italiana, corrisposero pesanti e brutali metodi di repressione. Pertanto al fine cdi costringere la Turchia alla pace, il governo italiano la attaccò direttamente in patria, occupando le isole di Rodi e del suo arcipelago.
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