L’istinto di accoppiarsi va di pari passo con quello di uccidere: così le violenze segnano i conflitti. E gli eserciti organizzano i bordelli.
Sesso e guerra: un binomio sempre presente. È proprio nel caos del conflitti armati, quando le donne e gli uomini si rendono conto della caducità delle loro esistenze, che vengono meno le regole sociali imperanti sino a poco prima. Prendi centinaia di migliaia di giovani soldati inquadrati in un esercito che si sposta sul campi di battaglia e inevitabilmente avrai al suo seguito la presenza di bordelli, prostitute, donne profughe allo sbando e gli immancabili stupri su scala diffusa.
Avveniva ai tempi degli assiro-babilonesi, delle legioni romane, durante la Guerra dei Trent’anni nel Seicento europeo, delle campagne napoleoniche e della Guerra civile americana, archetipo dei conflitti del Novecento anche per il sistema di bordelli organizzati tra le retrovie del due eserciti avversari. John Costello, autore nel 1995 di Love, Sex and War sugli stravolgimenti del costumi sessuali durante la Seconda guerra mondiale, ricorre alle riflessioni sulla Guerra e sulla Morte scritte da Sigmund Freud nel 1917 per sottolineare quanto sia stretta la connessione tra guerra ed erotismo.
In guerra si allentano le repressioni che normalmente le società impongono sugli impulsi sessuali. Scrive Costello: «I tabù esistenti non vengono del tutto rimossi, ma nella società in guerra i meccanismi della soppressione sessuale operano a livello più basso. Secondo Freud, l’istinto atavico dall’orda essenziale agli omicidi di massa inevitabilmente infiamma il desiderio sessuale, poiché l’istinto di uccidere e quello di prevalere sono entrambi collegati nel subconscio quali manifestazioni estreme dell’esperienza umana». Parole che aiutano a comprendere tra l’altro le incredibili manifestazioni di violenza sessuale esplose negli ultimi anni in Siria e Iraq. Nel 2011-2012, i ribelli siriani parlavano con terrificante lucidità delle torture subite per mano degli aguzzini agli ordini di Bastar Assad: mogli e figlie violate di fronte a padri e fratelli, prigionieri violentati in cella con bastoni sino a morire per emorragia. Secondo alcuni racconti dei ribelli libici, anche Gheddafi venne violentato con una sbarra di ferro infilata nell’ano a Sirte nell’ottobre 2011.
Gli estremisti sunniti di Isis sul loro social netyvork cercano di raccogliere volontari offrendo loro le donne yazide, spesso di soli 12 o 13 anni, catturate in Iraq. Sembrerà un dettaglio, ma non lo è affatto. Molti video mostrano giovani arrivati dall’Europa ben felici di “trovare moglie” tra le schiave sessuali catturate. E c’è un elemento problematico in più discusso dietro le quinte tra gli operatori delle Nazioni Unite in Iraq: pare che di verte ragazze yazide (e non solo loro, visto che giovani volontarie arrivano anche dai Paesi occidentali) siano come attirate da questa prospettiva di esistenza vissuta all’estremo, porte di un ‘branco” mosso da un’ideologia totalizzante, lontano dai costumi conservatori delle loro famiglie di origine (dove capita siano costrette a sposare il marito scelto dal genitori). I jihadisti da loro cercano i piaceri del sesso, ma in molti casi vorrebbero anche figli da educare nell’etica della Jihad Integrale.
La speranza dal contagio
Anche su queste tematiche la Prima guerra mondiale fu comunque un conflitto convenzionale. La guerriglia anarcoide rimase alle sue periferie. Avvennero certamente casi di stupro su larga scala, per esempio contro gli armeni da parte degli ottomani e delle milizie curde, in Belgio con la compiacenza dei comandi tedeschi, nelle zone italiane abbandonate dopo Caporetto, in Galizia, nei Balcani. Ma su tutti i fronti dominarono gli eserciti organizzati. Fu lo Stato a dettare le leggi, comprese quelle del tempo libero e del piacere sessuale. E quando non riuscì a imporle, fece di tutto per regolamentarle. Da qui i bordelli di guerra. Un fenomeno estremamente diffuso, di massa.
Le case chiuse divennero parte immancabile del paesaggio delle retrovie, specie sul fronte occidentale quando si stabilizzò nel novembre 1914. È allora che il problema del tempo libero si fece urgente per gli stati maggiori. Costringi i soldati a stare fermi nelle trincee per mesi interi, nella noia dell’attesa, e ben presto sorge la questione dei bisogni naturali. Come ben osservò Ernest Hemingvay: la guerra moderna è fatta da lunghi periodi di tedio grigio intervallati da lampi di puro terrore. Che fare allora di quel tedio, come gestirlo, come impedire che le frustrazioni (inclusa quella sessuale) si trasformino in eversione?
La storiografia inglese, che ha investigato a fondo l’habitat dei soldati al fronte, ricorda che inizialmente gli alti comandi avrebbero voluto imporre la castità totale al soldati. In una missiva ai contingenti inviati in Belgio nell’agosto 1314 il ministro della Difesa britannico, Lord Horatio Kitchener, sosteneva: «Nel corso di questa vostra nuova missione potreste venire attirati dalle donne e dal vino. Ma voi dovrete resistere ad entrambe le tentazioni». Ben presto però l’ordine venne del tutto ignorato.
Anzi, gli alti comandi inglesi, cominciarono a pensare che i bordelli potessero contribuire ad alzare il morale della truppa e rendere più combattivi gli ufficiali. Del resto avevano di fronte a loro l’esempio dei comandi belgi e tedeschi, che non avevano alcun problema alla presenza del bordelli, purché fossero regolamentati e controllati. Così anche i britannici ebbero le loro “maison tolérées”. C’erano quelle “a luci rosse” (red lamps) per la truppa semplice, tondi miseri, stanzucce povere, con ma branda, un lenzuolo e una coperta, raccontati nei dettagli dalla letteratura delle trincee.
Ma anche le “lampade blu” (blu lamps) riservate agli ufficiali, spesso locali lussuosi, con una bottiglia di champagne sempre pronta e in certi casi un bravo cuoco che potesse fornire un pranzo decente per far dimenticare la monotonia del rancio in servizio.
Nel 1951 i comandi a Londra segnalavano che i bordelli della cittadina francese di Le ‘lave avevano ricevuto ben 170.000 visite. Due anni dopo erano riportati 137 bordelli in 35 città francesi. Ma non mancavano le difficoltà. Sebbene le ragazze fossero sotto controllo medico, gli ammalati di sifilide e gonorrea erano tantissimi, si parla di oltre i5o.000 casi. Visto che ogni malato aveva diritto a 3o giorni di cure in ospedale era lecito dubitare che i soldati facessero di tutto per ammalarsi pur di non rischiare la pelle al fronte, sebbene poi le cure fossero molto dolorose. Un costo immenso per l’esercito inglese.
Incontri “a tempo”
I tedeschi disponevano di un sistema molto simile al loro. Tanto che quando le truppe alleate, liberarono filmami° belga, gli inglesi mandarono I loro soldati negli stessi bordelli usati poco prima da quelli del Kaiser. Tuttavia i tedeschi anche in questo caso si dimostrarono estremamente efficienti. Da loro il “sevizio” delle case di tolleranza per i militari era stato pensato ed organizzato già da un ventennio. Ogni bordello veniva visitato regolarmente dagli ufficiali sanitari, che avevano largamente controllato la diffusione delle malattie veneree. Alla fine i loro malati risultarono la metà di quelli inglesi. Tra le “ordinanze speciali” per la truppa c’era anche quella di limitare il piacere a «dieci minuti per colpo», specie nelle «ore di punta» della sera.
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