Le differenze tra nord e sud, il divario tra settentrione e mezzogiorno italiano è una questione così antica che risale ai tempi dell’Unità italiana del 1861.
In più di 150 anni di storia i governi e i parlamenti che si sono succeduti prima nel Regno d’Italia poi nella Repubblica, non sono stati capaci di annullare questo divario ancora oggi così pesante, da qualificare il paese come diviso in due. Ma perché esistono queste differenze? Ci sono motivi storici, geografici, culturali dietro questa arretratezza del sud rispetto al nord?
La questione meridionale risale al tempo dei primi anni dell’Unità italiana. Solo negli ultimi 20 anni, con intenti polemici, si è parlato anche di questione settentrionale. Andiamo a vedere quali sono i motivi storici e geografici, prima di affrontare quelli culturali, considerando nel discorso, molto delicato come si capisce, anche dei fattori politici.
I fattori geografici e climatici
Basta dare uno sguardo alla cartina dell’Italia, in particolare all’ampio arco della Val Padana. Siamo di fronte a una delle più fertili pianure alluvionali d’Europa, irrigata a sufficienza da fiumi e affluenti che scendono dalle Alpi e dagli Appennini.
Montagne ricche di sorgenti. Il fatto che questa parte d’Italia sia più a nord le consente di godere di un clima fresco, continentale, che ha poco di mediterraneo.
Gli inverni sono freddi e rigidi, gli autunni piovosi, la primavera non è mite come al sud. I fiumi si ingrossano, consentendo sbarramenti per dighe, che danno la possibilità di alimentare con l’energia idroelettrica gli stabilimenti, le concerie, le industrie tessili e la manifattura della pianura. Il clima in estate è sufficientemente caldo per consentire la coltura della vite: è la terra di vini nobili.
Queste caratteristiche climatiche si estendono all’Emilia-Romagna e alla Toscana, innervate dagli Appennini. Il terreno fertile della Pianura Padana, esteso e facile da lavorare, ha consentito la meccanizzazione delle colture e dell’allevamento. L’alpeggio consente al bestiame di crescere in ambienti sani, ricchi di erbe di alta qualità. La struttura geologica pianeggiante della valle ha consentito la rapida motorizzazione: i centri abitati crescono intorno alle dorsali stradali che possono diramarsi in tutte le direzioni, senza ostacoli naturali di sorta, se non quelli costituiti dai fiumi, riducendo i tempi di percorrenza. Le città più importanti hanno quasi tutte alle spalle le montagne oppure dei fiumi, rendendole difendibili da aggressioni esterne.
Non è un caso che città come Venezia, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Mantova, Ferrara, Piacenza, Verona, Vicenza, Como conoscano lunghi secoli di fioritura, in alcuni casi dei millenni.
Prendiamo Milano: non facilmente prendibile alle spalle, difesa da fiumi a raggiera ad est e ad ovest, centro di smistamento di merci e persone da due millenni, è stata distrutta e ricostruita proprio per la sua felice posizione.
Nelle città del nord nelle piazze spuntano un po’ ovunque i portici che consentono di tenere i mercati anche quando piove o fa brutto tempo.
Ora guardiamo la cartina del sud Italia: è la parte bassa dello stivale. Escludiamo Roma, che per la sua posizione storica, centrale nel Mediterraneo ha un suo sviluppo preciso, e partiamo da Napoli. I posti sono scenograficamente tra i più belli del mondo, ma il clima mediterraneo caldo, che produce temperature miti per 8 mesi non aiuta affatto le precipitazioni. I fiumi sono perlopiù a carattere torrentizio. Benché importanti per creare sbarramenti non sono minimamente paragonabili a quelli della parte settentrionale.
L’Italia qui incontra una strozzatura, per cui gli spazi si restringono. Per strappare terra fertile si è spesso disboscato, creando le condizioni, nel tempo, per un terreno incapace di assorbire l’acqua.
Si dà luogo spesso a fenomeni alluvionali. La zona è tra le più sismiche del mondo. Il vulcanismo però è una benedizione: è alla base dei terreni fertili delle pianure campane e di quelle del sud del Lazio, dove si concentra una produzione agricola di tutto rispetto.
Le montagne sono la spina dorsale di questa parte d’Italia: esse sono difficilmente attraversabili senza colossali opere infrastrutturali, che sono state messe in campo solo nel dopoguerra.
Il famigerato cantiere della Salerno-Reggio Calabria testimonia l’incapacità della classe politica di ottemperare ai propri doveri, ma anche l’estrema difficoltà data dalla conformazione geografica del posto.
Quando si dice che il sud Italia prima dell’unità del 1861 era più ricco, si commette un mezzo anacronismo. È vero che la Napoli-Portici fu la prima ferrovia, ma il regno borbonico era fortemente arretrato.
Nel giro di un decennio la proporzione tra strade e ferrovie al nord rispetto a quelle del sud era di 10 a 1. Invece è vero che per lungo tempo il sud Italia è stato ricco, ma parliamo di un periodo nel quale il lavoro energetico era fornito dagli uomini, dai cavalli e dalle bestie da soma.
Da quando esistono i motori a vapore e l’energia elettrica, c’è una fortissima differenza tra nord e sud.
Differenze culturali tra meridionali e settentrionali
Il clima caldo del sud certamente tende a favorire più i ritmi lenti rispetto a quelli marziali, ma ci sono zone calde come la California, comparabile al sud Italia come clima, che da sole valgono quanto una grande potenza europea.
Una interessante ricerca sperimentale dell’università di Bologna (progetto Strangers) ha concluso che una differenza tra nord e sud esiste, nei termini in cui si affrontano i problemi e le questioni economiche.
I meridionali sono più diffidenti e meno collaborativi e ciò si riflette nella capacità di impresa, che per sua definizione è esposta all’assunzione di un rischio, che essi considerano maggiore in ragione del fatto che per secoli sono stati abituati alla pace.
La differenza principale nel destino storico, tra nord e sud, è che il primo è stato sottoposto a continue guerre, mentre il secondo per secoli – se non millenni – è stato virtualmente pacifico.
Ciò avrebbe allentato il senso di cooperazione e di difesa comune. Nel nord invece i comuni e le associazioni volontarie hanno dovuto spesso far fronte comune, escogitando nuovi modelli per superare le difficoltà, basati su uno spirito collaborativo.
In sostanza la differenza non sarebbe nel fatto che il Sud come matrice è amorale o tendente a usare formule illegali o comunque non competitive e non indirizzate al bene comune.
L’Italia è un paese profondamente campanilista ad ogni latitudine. In Sardegna, dove mancano le strutture sociali economiche presenti in altre regioni del Sud e non c’è una criminalità organizzata che unisce imprese, colletti bianchi e criminali, c’è comunque un forte senso di sfiducia verso gli altri, determinato dall’isolamento e dal fatto che dal mare, che separa l’isola dalla penisola, come se fosse un continente a parte, non sono venuti altro che nemici.
Per la ricerca del progetto Strangers la differenza è culturale e perciò colmabile.
Per decenni invece le classi politiche hanno spesso pensato, e fatto pesare in sede di consenso, che la differenza Nord-Sud fosse dovuta ai soldi.
Confondendo dunque la causa con l’effetto, attraverso un procedimento tautologico che ha finito per incrostare il divario e anche il modo di pensare al Mezzogiorno, non come una risorsa da rimettere in campo, quanto più a un territorio su cui paracadutare aiuti, spesso senza controllo alcuno.
Le inchieste di Tangentopoli nel 1992 e 1993 hanno dimostrato che al Nord si ruba esattamente come al Sud e che quando si tratta di soldi pubblici, gli italiani non sono molto differenti, sia che abitino a Milano, sia che abitino a Napoli.
Naturalmente, la differenza nel gettito fiscale tra una grande città del nord e una grande del sud aumenta il divario, anche plasticamente: le città meridionali sono meno curate, più sporche, con infrastrutture più vecchie, centri storici più decadenti.
E ora alcuni numeri che sintetizzano al meglio la situazione:
- Secondo il rapporto SVIMEZ 2016 il 46,4% dei meridionali vive in condizioni di povertà o di esclusione sociale.
- Il reddito di queste zone è pari al 60% del reddito medio nazionale, contando le entrate effettivamente dichiarate al fisco. Un meridionale guadagna 6 euro ogni 10 guadagnati da un settentrionale.
- Le regioni del Nord vivono quasi tutte sopra la media nazionale.
- Nel Sud Italia sono 1,2 milioni i giovani che non lavorano e non studiano, in sostanza che hanno rinunciato a provare a trovare lavoro perché non sono abbastanza qualificati e che non frequentano nemmeno dei centri di formazione.
- Si è assistito negli ultimi 20 anni a un nuovo fenomeno migratorio da sud a nord, come negli anni dell’immediato dopoguerra.
- I risultati dei test INVALSI sono sensibilmente peggiori nelle regioni del sud, con una differenza di 10 punti.
- Al Nord a lavorare sono quasi 6 donne su 10. Al Sud appena 3 su 10. Fino agli anni 80 del ‘900 le donne del sud facevano più figli, ma allora la manodopera serviva per mantenere integro il patrimonio, in aziende a carattere familiare. Ora il tasso di natalità del Sud è simile a quello del Nord. Più figli oggi significa più sicurezza economica.
- L’ISTAT conferma un dato triste: al Sud il 50% delle nuove costruzioni sono abusive. Nel Nord si parla di cifre 10 volte inferiori. Un’assicurazione RCA in Campania costa praticamente il doppio che a Milano a causa delle truffe e della mancata sottoscrizione.
- La Banca d’Italia ci dice che al Sud ci sono la metà dei POS del nord, in proporzione, segno che al meridione spesso si ha a che fare con un’economia in nero che corrode la competitività delle imprese e del commercio.
- In testa alla classifica delle province con la miglior qualità della vita ci sono sempre città del nord, in compenso nelle province del sud c’è il più alto numero di bambini obesi o in sovrappeso.
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