Differenze tra fascismo e comunismo

Nella polemica sull’apologia di fascismo che è nata a seguito della presentazione della legge, diversi rappresentanti del centrodestra hanno sollevato il problema del Comunismo.

Perché non si condanna anche l’apologia del Comunismo, si sono chiesti? Probabilmente dipende dal fatto, non secondario, che i Comunisti in Italia, quantunque fossero legati a Mosca e contrari alle alleanze occidentali stipulate dai primi governi della DC, hanno partecipato alla creazione della Repubblica Italiana.

Non solo attraverso la Resistenza, ma soprattutto con la partecipazione all’Assemblea Costituente.

Inoltre il PCI di Berlinguer, nonostante prendesse finanziamenti da Mosca, aveva comunque più volte ribadito una propria via autonoma al comunismo, cioè l’Eurocomunismo, tanto che alla fine il leader del PCI aveva chiaramente riconosciuto l’appartenenza dell’Italia alla sfera occidentale, come un fattore fondamentale per la Democrazia.

Detto questo, che differenze ci sono state tra fascismo e comunismo? Perché entrambi i sistemi sono stati definiti totalitari? Che differenze ci sono adesso e perché alla fine diremo che entrambe le ideologie sono sorpassate e inadatte a comprendere e guidare i fenomeni sociali del nostro tempo.

In tanti ritengono che fascismo e comunismo siano due facce della stessa medaglia. In Italia abbiamo avuto un periodo di lungo scontro tra gli opposti estremismi, particolarmente duro negli Anni Settanta.

Inoltre, fin dagli esordi, il Fascismo è stato un movimento espressione della borghesia agiata e padronale, che agiva contro gli interessi degli operai. Tanto che il patto tra fascismo e nazismo era in funzione anti Comunismo. Hitler e Mussolini pensavano di rappresentare una “terza via”, alternativa a Comunismo e Capitalismo, ma nei fatti entrambi fallirono.

Il Comunismo è prima di tutto un sistema economico di matrice occidentale

Il comunismo nell’accezione più pura è un sistema economico nel quale la differenza tra le classi viene annullata, attraverso l’instaurazione di un regime anti-capitalista, basato sulla dittatura del proletariato.

In questo modo il Comunismo vuole eliminare le disuguaglianze create dall’accumulo di capitali nella mani della classe dei padroni, che grazie alle loro influenze possono esercitare potere nei gangli vitali della società (giornali, editoria, trasporti, università, amministrazione locale).

Per il Comunismo quindi l’obiettivo finale è l’uguaglianza tra i cittadini che deve essere raggiunta attraverso l’eliminazione delle classi e del diritto di proprietà. Lo Stato si sostituisce all’economia privata, creando un sistema dirigista che deve produrre ricchezza e redistribuirla egualmente tra i cittadini.

Il comunismo è una filosofia di economia politica che nasce in Occidente, ma trova applicazione nei paesi dell’Est Europa. Accezione nata comunque dopo. La Russia degli Zar era un paese integrato nel sistema dei poteri europei ed ambiva ad essere considerata come tale anche in Europa.

Il contrario di comunismo non è democrazia, come nel caso del fascismo, ma libero mercato e proprietà privata.

Il fascismo è un movimento reazionario, nazionalista, anti-comunista

Il fascismo nasce invece in tutt’altra situazione, mentre il comunismo prende avvio dalle acute osservazioni di Karl Marx sulle conseguenze della Rivoluzione Industriale, il Fascismo nasce come reazione alla Prima Guerra Mondiale.

Esso unisce da un lato le aspirazioni della borghesia e della classe degli agronomi, con le tentazioni radicali e nazionalistiche già manifestatesi prima della guerra. Il fascismo nasce con Mussolini, un ex-socialista diventato interventista, che sa cogliere il momento storico per impostare un movimento reazionario.

L’aspetto interessante è che il Fascismo ha la necessità di trovare una definizione coerente, rivoluzionaria, come vorrebbe Mussolini, solo dopo che è nato. Il Comunismo era invece stato teorizzato ampiamente prima da Marx, Engels e tutti gli storici ed economisti legati alla dottrina del materialismo storico.

Nel fascismo i cittadini partecipano all’economia nazionale con l’imprenditoria privata, tuttavia sono previste forme di tutela sociale. Lo stato si comporta in modo dirigista come con il Comunismo, ma più secondo arcaiche formule paternalistiche.

La differenza è che quindi il Fascismo ha la necessità di cercare una terza via, il Corporativismo, che medi i dissidi tra la classe operaia e quella dei padroni, imponendo la volontà dello stato sugli uni e sugli altri. Va detto che sia nel Comunismo, sia nel Fascismo, lo stato a un certo punto coincideva o con il partito unico o con la figura del leader carismatico.

Perché il Comunismo e il Fascismo sono falliti

Che siano falliti non c’è dubbio: gli ultimi stati comunisti come la Cina, il Vietnam o Cuba da tempo hanno aperto settori e zone geografiche a forme di libero mercato, anche se non hanno ancora liberalizzato “la politica”, uscendo dalla formula del partito unico.

Hanno comunque migliorato il loro tenore di vita grazie al libero mercato, evitando di fare la fine dell’URSS. Il Fascismo era già finito nel 1939, ma ha preso il colpo di bastone definitivo con la disastrosa sconfitta di Italia, Germania e Giappone nel 1945. Oggi assistiamo alla nascita di governi “populisti” e “autoritari” che però almeno formalmente mantengono forme di democrazia.

Il pericolo di un ritorno a forme di nazionalismo esasperato e politica di potenza è comunque chiaro a chi, nell’Unione Europea, sta decidendo di proseguire con le proprie gambe.

Il comunismo è fallito semplicemente perché il progetto di uguaglianza non è andato di pari passo con la conquista di un tenore di vita accettabile.

Spesso per mascherare questo scarso tenore di vita dei paesi socialisti, si è dovuto creare un sistema burocratico e politico gigantesco, onnipresente, che aveva il compito principale di mascherare le inefficienze dello stato e del regime.

In sostanza: non potendo realizzare l’uguaglianza (la corruzione in quei paesi è elevatissima, in Cina rimane un problema all’ordine del giorno) i regimi comunisti hanno dovuto creare un sistema basato sulla propaganda, nel quale i risultati promessi sono sostituiti da menzogne e limitazioni dei diritti civili.

Inoltre l’uomo, come specie animale, sebbene sia solidale e sociale, tende a pensare individualmente, per cui è difficile limitarne le aspirazioni e le ambizioni (in grande scala, sono molto più efficienti e premianti le società nelle quali si valorizza il merito, anziché appianare le differenze). I sistemi misti di social-democrazia sembrano funzionare ancora meglio perché limitano le disuguaglianze create dall’individualismo.

Il fascismo oggi è del tutto improponibile per vari motivi: anzitutto non dà risposte credibili sul piano dell’economia.

Spesso la visione economica dello stato è paternalista e questo si presta a favoritismi e forme di assistenzialismo che hanno contrassegnato le teorie “sociali” delle destre europee di stampo post-fascista.

In secondo luogo l’autoritarismo e il nazionalismo hanno solo portato disastri. Sono le principali cause dei due grandi conflitti mondiali del ‘900 che hanno prodotto 100 milioni di morti.

Che ci potevamo tranquillamente risparmiare.

In terzo luogo, il Fascismo è un regime autoritario, per reggersi ha bisogno del controllo dei media e dell’opinione pubblica. Immaginatelo oggi che tenta goffamente di controllare internet, chiudendo i social media, eliminando il dissenso.

E per cosa in cambio? Per una pretesa politica dell’ordine, isolazionista, individualista che oltre ad ammazzare le nostre imprese, lederebbe tutti i diritti civili di cui facciamo ampio uso oggi, anche quando banalmente esaltiamo la figura di Mussolini.

Infine va precisato che le ricette economiche dei due sistemi si riferivano a un mondo industrializzato, nel quale l’economia dei servizi era irrilevante, mentre oggi rappresenta la quota più ampia.

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