Differenza tra destra e sinistra nella politica italiana

Norberto Bobbio, illustre filosofo della politica, pubblicando “Destra e Sinistra” nel 1994, alla vigilia di elezioni politiche epocali, conobbe una fortunata stagione di autore bestseller.

Secondo i critici il successo del libretto di Bobbio era dovuto al fatto che, finendo le ideologie, gli italiani volevano sapere cosa votare.

Prima di parlare della differenza e delle analogie tra destra e sinistra politica in Italia, dobbiamo definire la destra e la sinistra, nell’ambito dello spettro politico recente.

Perché l’Italia è un paese particolare e la sinistra e la destra politica sono state accomunate da vicende storiche particolari, che ne hanno determinato la forma e forse la fine.

Per comodità non parleremo della distinzione tra sinistra storica e destra storica, perché non appartenendo all’era delle ideologie (il ‘900) non possono essere facilmente ricondotte ai concetti che oggi abbiamo di destra e sinistra.

Cosa significa essere di destra in Italia?

In Italia la destra è stata inevitabilmente influenzata e dominata dal fascismo come regime e dal post-fascismo come ideologia. Il Fascismo però ha trovato, alle sue origini, un naturale alleato (tanto da poter essere considerato un erede-catalizzatore) nel Nazionalismo.

Oggi essere di destra in Italia significa in teoria essere un seguace del post-fascismo, ma la destra spesso si connota anche attraverso la locuzione “non sono di sinistra”. E spesso chi dice di non essere né di destra, né di sinistra ha idee di destra che, per un motivo o per l’altro, non vuole qualificare come tali.

  1. Anzitutto essere contrari all’egalitarismo, tipico della Sinistra.
  2. Sono preponderanti i valori conservatori e il mantenimento dello status quo. Là dove la Sinistra è principalmente conflitto e antitesi, ovvero non accettazione dei rapporti di forza basati sull’accumulo di potere individuale, e delle diseguaglianze che si formano nella società, a causa delle diversità sociali e individuali, la destra è riconoscimento di un ordine e di una gerarchia naturale che consente alla società umana di funzionare al meglio.
  3. In Italia, essere di destra implica anche il desiderio di avere una forte entità statale, che accentri i poteri di polizia, sicurezza, difesa, tassazione. Al contrario dei sostenitori del federalismo, le persone di destra preferiscono avere uno stato centrale forte, riconoscibile, che usi la mano forte quando serve. Non a caso la Lega Nord era nata come un movimento separatista / indipendentista non collocabile nel tradizionale spettro politico.
  4. La mano forte del governo si sostanzia nelle politiche di sicurezza: pene severe, certe, carcere punitivo, diritto all’autodifesa, controllo del territorio. Negli anni questa tendenza ha lasciato spazio, nel centrodestra, al garantismo, che è sembrato però di parte e interessato.
  5. La destra ha un atteggiamento storicamente più paternalistico nei confronti dei cittadini (anche se forme di paternalismo mascherato da centralismo non sono mancate nelle vicende dei partiti comunisti europei).
  6. Il paternalismo significa: “fai come dico io e ti garantisco i diritti”. In sostanza la cessione dei diritti avviene in cambio di un patto di ordine sociale, di accettazione della gerarchia. Il fascismo, ad esempio, era principalmente di destra proprio perché legato al latifondismo agrario e alla grande industria contro i diritti degli operai, concessi sotto forma di unificazione del sindacato e di contrattazione dall’alto, anziché dal basso.
  7. La sinistra al contrario invita i cittadini a prendersi i diritti, sotto forma di emancipazione, di ribellione, perciò non punta all’ordine, ma al conflitto sociale.
  8. L’immigrazione rientra in questo campo della sicurezza e dell’ordine: combattere l’immigrazione non solo quella clandestina, ma in generale tutto il fenomeno, limitando gli accessi per mantenere l’ordine sociale.
  9. Supremazia della nazione e dell’elemento nazionale, che può sfociare anche in forme più o meno velate di razzismo al fine di scoraggiare il disordine.
  10. Dal momento che però in Italia essere di destra significa essere post-fascista l’individualismo si confonde con delle venature “sociali”: assistenzialismo, politica estera a favore della Palestina anziché di Israele, mano pubblica in alcuni settori dell’economia.
  11. La destra sociale in particolare rifiuta le istanze liberali, l’anarco-capitalismo e si pone come una continuazione storica dei programmi politici della repubblica sociale italiana (RSI) erede del fascismo, da cui deriva il Movimento Sociale Italiano. In questo senso l’avversione all’egalitarismo è molto più sfumata.
  12. Dal punto di vista della laicità dello stato, la destra sociale riconosce alla famiglia tradizionale il compito di accogliere l’individuo. La spiritualità è un connotato abbastanza presente e la religione cattolica, pur non considerata un aspetto fondante, è considerata importante in quanto diretta emanazione dei valori cristiani che informano l’Europa. La famiglia è considerata un elemento di ordine. Motivo per cui c’è avversione per le forme non tradizionali di unione.
  13. Questi valori cristiani vengono richiamati per giustificare le politiche di esclusione degli immigrati. L’Europa – affermano – ha radici cristiane oltre a quelle tipicamente dei valori occidentali per cui ogni commistione religiosa rischia di intaccare queste radici. In realtà l’Europa è diventata dominante quando ha separato i poteri, l’esito della guerra dei 30 anni è il colonialismo, cioè il riversare energie nell’acquisizione di territori e materie prime, anziché nelle dispute religiose.
  14. In Italia una parte della destra, più assimilabile al centro-destra, si professa liberista in economia, seguendo le ricette economiche di Reagan e della Thatcher. Nonostante ciò le liberalizzazioni in Italia sono state fatte dal centrosinistra, che si ispirava a una terza via identificata con leader come Blair e Clinton (molto più liberista della tradizionale piattaforma democratica o labour). Con Berlusconi al governo la spesa pubblica è aumentata anziché scendere, in contraddizione con i dettami del neoliberismo e più allineata ai valori del paternalismo.
  15. In Italia viene definita estrema destra la galassia di partiti e movimenti che non siedono in parlamento, ma che partecipano alle tornate elettorali, che più o meno velatamente si riferiscono all’ideologia fascista o post-fascista. La differenza tra questi e gli elettori di partiti di centrodestra tradizionale si è fatta meno sfumata a causa delle emergenze del nostro tempo: immigrazione e crisi economica. In sostanza i partiti tradizionali sono diventati più populisti e parlano più alla pancia degli elettori, compresi quelli di sinistra.
  16. I partiti che parlano alla pancia degli elettori spesso ne istigano e sollecitano le paure, puntando su queste per ottenere consenso. La paura dell’altro e del diverso è innata nell’uomo e viene accentuata da proclami che spesso non corrispondono alla realtà. Per esempio, a causa della propaganda politica e della cattiva informazione, gli italiani sono propensi a credere che ci siano più immigrati e musulmani di quanto dicano i numeri.
  17. Il populismo di destra si contraddistingue nell’indicare negli altri il problema. Ad esempio: non c’è lavoro? Colpa degli immigrati. L’economia è in crisi? Colpa della politica. Il vicino è ricco e guadagna? Probabilmente ruba. Questo modo di appellarsi alle responsabilità altrui è in contraddizione con l’individualismo che dovrebbe essere alla radice del pensiero liberista: mi costruisco la fortuna da solo e il mio destino dipende dalle mie capacità, non da quelle degli altri.
  18. Chi è di destra in genere parla di “stirpe italica” e di concetti come “nazione” facendo riferimento al nazionalismo, un’ideologia tipicamente europea, sorta alla fine del secolo XIX e che è alla base delle devastanti guerre del ‘900.
  19. Gli elettori di destra più estrema sono filo-Putin, quelli della destra tradizionale e repubblicana sono più filo-atlantici, ma non disdegnano le aperture di Trump. I più puri non apprezzano il trumpismo e considerano la Russia un paese minaccioso, sono di ispirazione repubblicana-atlantica e guardano agli USA come modello di paese anche se il trumpismo ha intaccato i valori del vecchio partito conservatore.

Cosa significa essere di sinistra in Italia?

  1. Essere di sinistra in Italia ha significato per molto tempo far parte del partito comunista italiano (PCI), il più grande partito comunista dell’Occidente, votarlo con continuità, oppure essere stato un sostenitore del Partito Socialista Italiano, almeno fino all’avvento di Craxi che anticipa alcune tendenze modernizzatrici poi concretizzatesi con Mitterrand, Blair e Clinton.
  2. La Sinistra storicamente in Italia è sempre stata frazionata e divisa, a partire dalla divisione fondamentale del 1921 con il Congresso di Livorno che fonda il PCI, nel quale emergono personalità come Gramsci, Bordiga e Togliatti. All’inizio il partito principale era quello socialista, operaio, poi nel secondo dopoguerra, grazie anche alla forte influenza rappresentata dall’URSS e al ruolo giocato nella Resistenza, la guida della sinistra fu presa dal PCI che ottenne un consenso paragonabile a quello della DC (dagli anni Settanta in poi).
  3. Le persone di sinistra in genere preferiscono modelli decisionali assembleari, giudicati spesso inefficienti, ma aperti e ampiamente democratici. Per cui ogni forma di leaderismo o prevaricazione maggioritaria, anche in consessi democratici, tende a incontrare enorme resistenza.
  4. Essere di sinistra in Italia quindi significa essere oggi post-comunisti, socialisti, social-democratici, socialisti liberali e in generale antifascisti. All’area della sinistra si possono associare quelle opinioni politiche tipiche del “movimentismo”, cioè di aggregazioni estemporanee che sorgono per raggiungere specifici obiettivi (il mondo dell’ambientalismo, quello del garantismo, il mondialismo, i no-global et cet…).
  5. Le ideologie associabili alla Sinistra sono dunque: il Socialismo, la socialdemocrazia, il comunismo, l’azionismo, e in generale tutte le forme di democrazia dal basso.
  6. Chi è di sinistra è a favore dell’equità anziché della mera uguaglianza. Con l’equità ci si ripropone di ridistribuire la ricchezza prodotta con politiche di sostegno alle fasce più deboli.
  7. Storicamente la sinistra ha rappresentato gli operai e ha trovato una naturale sponda nel mondo sindacale, nella scuola, nell’università.
  8. Per la sinistra i diritti si conquistano attraverso un percorso di emancipazione sociale, acquisizione della coscienza di classe, dell’esistenza di diritti universali inalienabili, messi in pericolo da chi detiene il potere.
  9. Per la sinistra il potere è anche nell’accumulo di ricchezza a danno dei diritti delle persone e dei lavoratori, sotto forma di sfruttamento.
  10. La sinistra è anti-paternalistica: è contro l’ordine e le gerarchie e ritiene di dover conquistare i diritti con la lotta.
  11. Per la sinistra educazione, scienza e istruzione sono passaggi fondamentali per acquisire una coscienza, e anche la religione è un ostacolo all’acquisizione della coscienza dei propri diritti.
  12. Oggi con le trasformazioni del mondo del lavoro, la base operaia tende a “tradire” i partiti storici della sinistra, non identificandosi più in essa. La sinistra ha di fatto perso il blocco sociale che la rappresentava ed è votata in massa dal ceto medio. Gli operai si accontentano – a causa del lavoro messo in discussione – di accettare forme paternalistiche di concessione dei diritti.
  13. Lo zoccolo duro della sinistra è stato per decenni il ceto operaio, seguito dai dipendenti pubblici in settori come quello della scuola o delle partecipazioni statali. Non si può dire che oggi sia altrettanto.
  14. Motivo per cui la sinistra ha perso appeal presso queste classi sociali è dovuto sia alle trasformazioni del mondo del lavoro, che ormai privilegia i servizi e il terziario, sia al fatto che i nuovi leader non sono nati in seno al Partito Comunista. In più vengono percepiti come vicini al mondo industriale e finanziario, quindi al mondo delle gerarchie e delle élite.
  15. La sinistra italiana non è più operaia, ma molto simile alla sinistra americana, quella definita liberal di ispirazione clintoniana che guarda all’innovazione come fonte di nuovo lavoro, a scapito dei lavoratori stessi. Amici delle banche si dice, con una espressione non corretta. Più che altro la sinistra moderna, senza una vera giustificazione, considerando l’entità dello sfruttamento in gioco, strizza l’occhio alle grandi multinazionali hi-tech anziché ai lavoratori.
  16. Chi vota a sinistra, in politica estera è spesso insensibile al fascino rappresentato dagli Stati Uniti d’America però ormai gran parte dell’elettorato di centro che vota PD è atlantista e non ostile a Israele. Pro-Putin o comunque morbidi verso la Russia sono i politici legati al grande capitale, non indifferenti all’influenza economica rappresentata dal grosso giro d’affari dell’energia.
  17. I più giovani però seguono sempre la causa palestinese e tutti quelli che in qualche modo sono riconducibili ai partiti a sinistra del PD sono a favore di una soluzione che ponga fine a quella che viene vista come un’occupazione di Israele.
  18. Per la sinistra il mercato dev’essere più regolato evitando che si formino sacche nelle quali vinca l’ingiustizia sociale. Tasse alte per i ceti più elevati, sussidi a favore dei meno abbienti, aiuti di stato e interventi in alcuni settori strategici.
  19. Gli elettori di sinistra non amano l’uomo forte, ma prediligono un governo assembleare. Le divisioni dipendono spesso dall’avvento o dall’affermazione di figure carismatiche e predominanti.

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Differenze tra destra e sinistra: riassunto

Economia e finanza pubblica

  • In economia la sinistra, come detto, imporrebbe tasse più alte ai ceti più abbienti: il governo deve spendere in sussidi e programmi sociali, infrastrutture e settori strategici dell’economia, sollecitando la spesa pubblica per rilanciare l’occupazione. Chiede inoltre una regolamentazione del mercato nei settori strategici. In Italia le liberalizzazioni nel consumo sono state fatte perlopiù dalla sinistra (es.: il decreto Bersani bis).
  • Per la destra liberista servono tasse più basse anche per i più ricchi perché così possono assumere e dare lavoro, ridurre il budget di spesa del governo in relazione alla spesa pubblica, diminuendo anche i controlli e le regole (deregulation). In realtà gli studi ormai dimostrano che detassare i super-ricchi non abbia prodotto ricchezza complessiva. La destra italiana al contrario ha aumentato la spesa pubblica e non ha mai veramente ridotto le tasse, come aveva promesso.

Sanità e salute

  • Chi è di sinistra vuole che la sanità sia a spese dello stato a partire dalle prestazioni minime aumentando lo spettro di applicazione del welfare.
  • Quelli di destra sono a favore anche della sanità privata, incentivando la costruzione di cliniche e ospedali per attivare delle logiche di mercato.
  • Nessun schieramento ha mai messo in dubbio la necessità del nostro SSN (Sistema sanitario nazionale), ma è chiaro chi pensa che sia efficiente e chi pensa che sia inefficiente. (In realtà nella sua complessità è uno dei migliori al mondo).

Immigrazione

  • Per la sinistra l’immigrazione clandestina è un fenomeno da controllare, ma senza spargimenti di sangue e comportamenti disumani. Bisogna distinguere tra chi fugge per motivi umanitari e chi arriva per delinquere.
  • Per la destra non ci dovrebbe essere distinzione, eccetto per i richiedenti asilo politico. L’immigrazione va fermata e se ne parla in termini di Invasione, anziché regolamentata.

Scuola

  • La sinistra è a favore della scuola pubblica. La destra appoggia anche le scuole private, soprattutto quelle di matrice cattolica.
  • Per la sinistra la scuola è un viatico per acquisire coscienza dei diritti e dell’esistenza di un conflitto di classe. Per la destra la scuola è un mercato come un altro e deve essere giudicato esclusivamente su base meritocratica.

Aborto e diritti civili

  • La sinistra è a favore dell’aborto. La destra è neutra o leggermente contraria, ma non ci sono stati interventi normativi a favore della cancellazione della legge 194. Va detto che ci sono frange di estrema destra e del cattolicesimo più radicale, che vorrebbero una revisione della 194 sulla scia della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America di annullare gli effetti della sentenza Roe vs Wade a livello federale.
  • Durante la campagna elettorale del settembre 2022, Giorgia Meloni si è espressa a favore di un non meglio specificato diritto di non abortire.
  • La sinistra è a favore del testamento biologico, i più liberali a favore dell’eutanasia come gli esponenti del partito radicale, una costola della galassia della sinistra italiana. È a favore anche del matrimonio tra esponenti dello stesso sesso e alla parificazione-regolamentazione delle unioni civili. La destra ha votato contro ed è contraria tanto all’eutanasia, quanto al riconoscimento delle unioni tra esponenti dello stesso sesso.
  • La sinistra è a favore della depenalizzazione del consumo delle droghe leggere, la destra è contraria.
  • Sull’apertura delle case chiuse l’area contraria è trasversale.
  • I giornali e i media di riferimento degli elettori di sinistra sono il Manifesto, L’Espresso, il Post. Gli elettori di destra preferiscono il Giornale, Il Fatto Quotidiano, il Corriere della Sera, il Tempo, La Verità e Libero.

Per riassumere, la vera differenza può essere vista nel modo in cui si guarda all’autorità e all’ordine.

Come distinguere destra e sinistra politica

L’uomo come animale tende a seguire, a formare un gregge che si lascia guidare dal pastore. Le società umane – nonostante possa sembrare strano oggi – per la maggior parte del tempo non sono state democratiche ma autoritarie.

Spesso si evoca la figura dell’Uomo Forte per spiegare la differenza radicale che esiste tra sinistra e destra. Nella destra l’Uomo Forte può essere visto come portatore di ordine sociale, e garanzia dello status quo.

Nella sinistra esso viene respinto perché mina i valori della partecipazione e discussione dal basso.

La storia insegna che l’Uomo Forte tende ad affermarsi in particolari condizioni, qualunque sia la sua posizione di partenza.

La destra moderna non è contraria a forme di democrazia. Alcune “destre conservatrici” hanno contribuito a scrivere le costituzioni liberali del nostro tempo, così come hanno fatto forme associative di “sinistra socialista e comunista” come i partiti, i movimenti e i sindacati.

Il problema è nel nazionalismo e nel populismo, che sono come due malattie che ogni tanto sembrano diffondersi, specie quando c’è una certa sperequazione nelle ricchezze e nelle disuguaglianze (non sarai sorpreso dal sapere che nazionalisti e populisti si schierano a favore del più forte).

Il sovranismo non è altro che un sinonimo moderno di nazionalismo, perché chi lo usa sa bene che il nazionalismo è la causa scatenante dei conflitti. Le destre di ispirazione sovranista non sono molto dissimili, nei toni, dalle destre nazionaliste di inizio ‘900, che andavano a formare l’ampio movimento del “militarismo”.

Naturalmente ci sono differenze da paese a paese, ma c’è un filo che collega le frange estremiste del partito repubblicano americano, in particolare gli accoliti di Trump i nazionalisti bianchi (proud boys e MAGA), i partiti di destra populista in Italia, il partito di Orban in Ungheria e quello della Le Pen e di Farage in Gran Bretagna. Sulla stessa scia il partito personale di Putin, quello di Bolsonaro e quello di Erdogan.

Molte delle libertà individuali attuali sono però figlie di compromessi dovuti a lotte scatenate da movimenti dal basso, di matrice socialista perlopiù.

Tutto ciò che vuol dire ordine e mantenimento dello stesso, tra i vari livelli sociali, è la fonte dell’ispirazione di “destra”. Ordine a ogni livello significa anche poter vivere in pace, sentirsi più sicuri e protetti. Ma con un rovescio della medaglia: se si accettano supinamente forme di autoritarismo a tutti i livelli, non ci si può sorprendere di ritrovarsi sotto un dittatore e trascinati in guerra, avendone sconvolta la vita quotidiana.

In genere le persone di estrema destra sottovalutano questo aspetto: che i livelli di pace e di democrazia che oggi ci permettono di vivere sereni, e quindi di avere opinioni “forti”, non sono dovuti a regimi che si richiamano all’ordine, ma alla resistenza e alla lotta contro questi. Per cui si tende a dare per scontata la libertà, quando essa invece proviene da ideologie sostanzialmente opposte alla loro.

Quando arrivano le dittature ad andare in galera sono gli intellettuali e le persone di sinistra, il che è abbastanza significativo.

Per la sinistra il valore dell’acquisizione da sé dei propri diritti è chiaramente antitetico all’idea di ordine sociale, e ciò comporta un innalzamento dei livelli di “disordine” e non allineamento che possono essere percepiti nelle periferie, sull’uscio di casa, nelle scuole et cet.

Se un esponente di sinistra fa pace con l’idea di Ordine Sociale, esso non viene più percepito come di sinistra, ma di destra (o almeno di centro). Se il politico di sinistra preferisce il dialogo diretto con l’imprenditore o i grandi capitali, a quello con il sindacato, viene percepito come non di sinistra (vedi le critiche a Renzi per il suo rapporto con Marchionne, ai tempi in cui era capo del governo).

Questo sentimento è ben descritto dal testo de La domenica delle salme di Fabrizio De André, che narra proprio la fine dell’illusione di un’ideologia di lotta, di ribellione, a favore di una sonnolenta accettazione dell’ordine. Il senso della sconfitta della sinistra e della vittoria dei padroni è stato anche sottolineato da uno storico come Alessandro Barbero.

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Chi è di sinistra è comunista?

Non per forza. Il Comunismo come ideale politico è ancora vivo, ma nella sua applicazione pratica è limitato a poche esperienze. Chi è di sinistra è socialdemocratico, ambientalista, europeista.

I comunisti sono di destra o di sinistra?

I comunisti sono di sinistra, ma fanno riferimento al Comunismo inteso come ideologia con una sua precisa applicazione pratica (il cd. Socialismo Reale).

Per cui oggi vengono definiti come “estrema sinistra”, mentre gli ex comunisti che abbracciano i valori di libertà e democrazia più libero mercato sono considerati socialdemocratici (PD, i socialdemocratici tedeschi e i socialisti francesi, il Labour inglese, l’ala di sinistra del partito democratico americano, i vari partiti socialdemocratici del Nord Europa).

Cosa vuol dire essere di centrodestra?

Significa votare partiti che si ispirano alle idee del Partito Popolare Europeo, di base cristiana, conservatrice, ma moderata. In politica estera è “atlantista”, è fedele agli ideali europei. I punti di riferimento sono quelli del liberalismo e del liberismo.

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La collocazione dei partiti politici italiani non è mai semplice, perché le vecchie ideologie sono superate, alcune tornano sotto mentite spoglie. Il tratto comune della politica contemporanea, influenzata dai social media e dalla possibilità di parlare direttamente al singolo elettore tramite i social network, è il frequente ricorso al populismo.

Esiste un populismo di destra e uno di sinistra, quello di destra è preponderante. L’elenco qui sotto va preso con cautela. I partiti elencati per prima sono più marcatamente di destra o sinistra, quelli elencati per ultimo vanno verso il cosiddetto Centro e si contraddistinguono per posizioni più equilibrate o aderenti alla collocazione internazionale dell’Italia (paese G-7, Nato e fondatore EU).

Partiti di Sinistra

  • Potere al Popolo
  • Rifondazione Comunista
  • Partito Comunista di Rizzo
  • Sinistra Italiana (Fratoianni)
  • Nuovo PSI
  • Articolo Uno (Speranza)
  • Partito Democratico

Partiti di Destra

  • Casa Pound
  • Forza Nuova
  • Fratelli d’Italia
  • Lega
  • Popolo della Famiglia
  • Forza Italia

Partiti di Centro

  • Centro-destra: Noi con l’Italia, UDC, Coraggio Italia, Cambiamo (Toti).
  • Centro-sinistra: Italia Viva, Azione, +Europa, Impegno Civico (Di Maio).
  • Il M5S è un partito trasversale con venature populiste che ha conosciuto molte scissioni proprio a causa della mancata chiarezza sulla reale natura politica. Si va da posizioni euroscettiche e anti-sistema (no vaccini, dubbi sulla scienza), tipiche dei partiti di destra in Europa, a posizioni di vetero-comunismo.

Nel centro politico convergono quei partiti che mirano a calmierare i conflitti tra le varie compagini sociali, quindi provare a mettere insieme, in un terreno comune, le istanze che arrivano dall’alto e dal basso. La formula tipica è quella dell’accordo tra interessi diffusi.

La Democrazia Cristiana è stato uno storico partito di centro che ha governato l’Italia dal dopoguerra fino a inizio anni Novanta del ‘900.

Sotto l’ombrello dell’ispirazione cristiana e del popolarismo (da non confondere con il populismo) rientravano varie correnti, definite ora di destra e ora di sinistra. Giulio Andreotti era un politico di centro-destra, mentre Aldo Moro era un politico di centro-sinistra, ma governavano spesso insieme.

Il principale antagonista della DC era il PCI che all’epoca di Berlinguer prese le distanze dall’URSS (il cd. Eurocomunismo) e riconobbe il ruolo dell’Italia nell’Alleanza Atlantica e in Europa convergendo verso la socialdemocrazia.

L’ala sinistra del PD è di derivazione “berlingueriana” essendo nata da dirigenti cresciuti con l’ex segretario: Veltroni, D’Alema, Bersani, Cuperlo, Fassino e altri.

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