Nella repubblica italiana, in base all’art. 92 della Costituzione, il governo – spesso chiamato Esecutivo – è costituito dal presidente del consiglio dei ministri, dai singoli ministri e dal consiglio dei ministri. Ma accanto a questi organi, previsti dalla costituzione, la struttura dell’esecutivo si può allargare anche ad altri organi come i vice-presidenti, i sottosegretari di stato, i commissari e i cd. ministri senza portafoglio.
Il presidente del consiglio, che i media in Italia chiamano “premier”, ha una netta posizione di preminenza, che tuttavia non si dovrebbe tradurre in una superiorità gerarchica verso i propri colleghi, a differenza del “capo del governo” dello Statuto albertino. Egli assume la responsabilità e mantiene l’indirizzo politico e amministrativo, coordinando e organizzando l’attività dei ministri. Per la costituzione di fatto, il presidente del consiglio è il propulsore di un’attività esecutiva che si esplica attraverso vari organi, tra cui il più importante è sicuramente il consiglio dei ministri. È questo organo che dispone la politica nazionale, che definisce il programma politico da sottoporre alle camere, che regola le questioni di ordine pubblico, amministrative e presente i disegni di legge al Parlamento, attua i regolamenti e gli atti aventi forza di legge.
Tra gli organi non necessariamente previsti dalla Costituzione, ma che per prassi fanno parte dell’esecutivo, ci sono i comitati interministeriali, che sono degli organi collegiali costituiti da più ministri in relazione a decisioni di importanza che li coinvolgano tutti. Poi ci sono i vice-presidenti del consiglio (in genere è uno solo, detto anche sottosegretario alla presidenza del consiglio). Poi ci sono i cd. ministri senza portafoglio. Questi sono i ministri che vengono preposti a incarichi che non possiedono un dicastero, ovvero un’amministrazione alle loro spalle, come è il caso della giustizia, o dell’interno, ma hanno un ruolo importante: ad esempio il ministro per i rapporti con il parlamento. Ci sono casi di ministri senza portafoglio ai quali viene messo a disposizione un apparato burocratico, ma è l’eccezione. Essi comunque partecipano al voto del consiglio dei ministri e fanno parte a tutti gli effetti del Governo.
Quindi in definitiva il Governo è un organo collegiale, che nel corso degli anni si è trasformato verso una forma sostanziale di premierato, corroborato dal voto parlamentare – va ricordato che la costituzione ha previsto determinati equilibri e bilanciamenti in relazione a una legge che perlopiù è stata proporzionale. Con la Seconda Repubblica il ruolo del presidente del consiglio è diventato via via sempre più importante, tanto che tra i governi di maggior durata nella storia repubblicana, ci sono oltre a quello di Craxi, quelli di Berlusconi, Prodi e ora anche Matteo Renzi.
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