Nato il 19 Maggio del 1925 all’anagrafe Saloth Sar, Pol Pot fu il primo ministro della Cambogia dal 1976 al 1978. Mentre era al potere la Cambogia era conosciuta con il nome di Kampuchea cui seguiva l’aggettivo di “Democratica” anche se di democratico aveva poco, essendo un esperimento totale di socialismo reale espresso ai massimi livelli. Pol Pot era nato da una ricca famiglia, aveva legami con la famiglia reale, sua sorella era una delle concubine del Re. Dopo aver frequentato l’università in patria, emigrò in Francia, che allora aveva un enorme peso nell’Indocina, e nel 1950 si trasferì in Jugoslavia a costruire strade. Divenne un militante del partito comunista francese, il secondo più importante in Europa Occidentale, dopo quello italiano, diventando un supporter del movimento anti-colonialista che propugnava il ritiro della Francia dall’Africa e dall’Indocina. In particolare appoggiò la lotta vietnamita contro i francesi e frequentò una cellula segreta comunista. All’università in Francia non conseguì titoli di studio sufficienti da farlo rimanere all’estero e ritornò in patria nel 1953. Mentre insegnava storia e letteratura francese, divenne un leader di riferimento per i movimenti comunisti sotterranei, finendo per diventare il segretario del Partito Comunista.
Questo coinvolgimento attivo e da protagonista nel Comunismo della regione lo fece gravitare verso il Vietnam, fondando il movimento dei Khmer Rossi. Con un accento posto sulla resistenza, la partigianeria, il movimento si sposto da posizioni radicali comuniste a quelle di un revanscismo nazionale, patriottico e nazionalista. Il partito divenne nazionale e ambì a liberare il paese dall’egida vietnamita e dall’influenza delle potenze straniere. In particolare la Guerra del Vietnam vide i bombardamenti ordinati dall’amministrazione Nixon, al fine di togliere supporto ai vietcong, che spesso usavano oltrepassare il territorio cambogiano per compiere le loro incursioni.
Il movimento dei Khmer Rossi fu comunque riconosciuto a livello internazionale e arrivò al potere nel 1975, dopo che la guerra era finita e aveva trovato un seguito enorme tra i contadini delle campagne. Non appena giunse al potere iniziò la sua opera di destrutturazione del capitalismo. Furono evacuate le città in favore di un ritorno alla terra, la moneta fu resa inutile, tutto si svolgeva in comunità, compreso il consumo dei pasi e l’insegnamento. Chiunque si opponeva a questa formula di governo, contraddistinta da una spietata repressione, rinnegava i valori del totalitarismo comunista. Si calcolano in almeno due milioni le vittime dirette di questa repressione. Il governo di Pol Pot fu fatto finire dall’invasione del Vietnam, che costrinse il leader a rimanere per 20 anni alla macchia, prima di morire nel 1988, quando ormai anche il suo partito era stato messo fuori legge dalle autorità internazionali.
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