Dall’armistizio di Villafranca ai Mille

Il 22 giugno del 1858 Napoleone III e Cavour stipularono gli accordi segreti di Plombières: l’imperatore francese sarebbe intervenuto a fianco del Regno di Sardegna se l’Austria-Ungheria gli avesse dichiarato guerra. In caso di affermazione dei piemontesi, il re avrebbe ceduto alla Francia Nizza e la Savoia. Si prospettò dunque un nuovo assetto della penisola, con un Regno dell’Alta Italia incentrato sul regno sabaudo, al centro un’entità amministrativa governata dal cugino di Napoleone III Girolamo Bonaparte; mentre al Papa sarebbero stati assicurati i poteri temporali su Roma e i dintorni. Gli accordi segreti non piacquero ai democratici. Gruppi di volontari, tuttavia, affluirono in Piemonte, dove si prepararono ostentatamente a provocare la guerra contro l’Austria. Al comando di Garibaldi, che pure era nativo di Nizza, fu creato un corpo speciale, i Cacciatori delle Alpi.

La guerra e l’armistizio di Villafranca

napoleoneiiiIl 26 aprile del 1859 l’Austria – stufa di questa crisi diplomatica e militare – si decise a dichiarare guerra al Piemonte, per imporre la propria supremazia nel Nord Italia. Questo atto, come da accordi, provocò l’immediato intervento della Francia. Guidati dall’imperatore Francesco Giuseppe, gli Austriaci furono severamente sconfitti a San Martino e Solferino. Contemporaneamente in Toscana e nei ducati dell’Italia centrale le popolazioni sobillate dai patrioti insorsero chiedendo l’annessione al Regno di Sardegna. Questo fatto non era stato previsto da Napoleone III, che considerava l’Italia centrale e settentrionale all’interno della sfera di influenza della Francia: unire l’Italia avrebbe solo creato un forte stato unitario che prima o poi avrebbe fatto sentire il suo peso. In più l’Austria non era sola: la Prussia minacciava di schierarsi a suo fianco, minacciando direttamente la Francia ai suoi confini. Per questo motivo Napoleone III stipulò in segreto l’Armistizio di Villafranca nel luglio del 1859. Esso prevedeva la cessione alla Francia della Lombardia, perché la consegnasse ai Piemontesi e il ritorno dei sovrani filo-austriaci negli stati dell’Italia centrale. Cavour, contrariato dall’assenso di Vittorio Emanuele a queste considerazioni, si dimise in protesta con il voltafaccia.

Cavour ottiene il centro Italia, Garibaldi il Sud

Ma egli non si perse d’animo. Tornato ancora una volta al governo, negoziò con la Francia il passaggio degli stati centrali al Regno Sabaudo, cedendo ancora una volta Nizza e la Savoia. Con una serie di plebisciti Parma, Modena, Bologna e Piacenza e la Toscana passarono al Regno di Sardegna, mentre Nizza e la Savoia finirono in mani francesi. Nello stesso tempo Giuseppe Garibaldi non rimase con le mani in mano e iniziò a organizzare la spedizione dei Mille al Sud Italia: il piano strategico era semplice. Penetrare nel cuore dello stato borbonico provocandone il disfacimento in seguito a una serie di insurrezioni interne, dalla Sicilia fino a Napoli. Egli salpò da Quarto, apparentemente senza il sostegno dei Savoia, alla volta di Marsala in Sicilia. Giunto a Salemi ne assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II, quindi con i garibaldini – le famose camicie rosse – diede inizio alla conquista dell’isola e poi di tutto il regno borbonico.

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